Vitamina D e disturbi mentali: update sulle ultime evidenze e focus su autismo e anoressia

Alessandro Cuomo, Simone Pardossi, Matteo Cattolico, Giovanni Barillà, Andrea Fagiolini

Dipartimento di Salute Mentale e Organi di Senso, Università di Siena

DOI 10.30455/2611-2876-2024-2

La vitamina D, originariamente associata alla regolazione del calcio e alla salute ossea, sta emergendo come un elemento cruciale nella sfera della salute mentale, non soltanto in disturbi quali la depressione e la schizofrenia, ma anche nell’autismo e nei disturbi della condotta alimentare. La presenza dei recettori della vitamina D in varie regioni cerebrali suggerisce un ruolo significativo nella neuroprotezione, neurogenesi e regolazione neuroimmunologica. La carenza di vitamina D nei primi anni di vita è associata a un aumentato rischio di sviluppare schizofrenia e bassi livelli di vitamina D sono stati correlati alla depressione, con evidenze sull’utilizzo della supplementazione della stessa nella riduzione dei sintomi depressivi. Nei disturbi dello spettro autistico, bassi livelli di vitamina D sono stati osservati nei bambini e nelle madri durante la gravidanza, ma la causalità rimane complessa. Pazienti con disturbi alimentari mostrano carenza di vitamina D, con implicazioni sulla salute ossea e mentale, e la vitamina D potrebbe avere anche un legame con l’impulsività in questi casi.

La supplementazione di vitamina D può migliorare alcuni sintomi, ma ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno i meccanismi sottostanti. Questa panoramica sottolinea l’importanza della vitamina D nella salute mentale e la necessità di ulteriori studi per chiarire le relazioni causali e sviluppare terapie più efficaci per i disturbi neuropsichiatrici.

 

Scarica il PDF