Oltre a svolgere un ruolo essenziale nel mantenimento della salute delle ossa, la vitamina D è anche riconosciuta per le sue azioni antibatteriche, antiproliferative, immunomodulatorie e antinfiammatorie. In particolare, le funzioni immunomodulatorie sono di crescente interesse scientifico. Sono infatti stati pubblicati negli ultimi anni dati sia clinici che epidemiologici a supporto del legame tra lo stato della vitamina D e l’incidenza e la gravità di condizioni immunocorrelate, come la sclerosi multipla, la psoriasi, il diabete, l’artrite reumatoide, le malattie infiammatorie intestinali e le malattie infettive. Se l’associazione tra questi eventi patologici e la carenza di vitamina D è stata largamente dimostrata, non altrettanto si può dire dell’effetto della supplementazione con colecalciferolo sugli stessi fenomeni. A complicare il quadro, gli studi pubblicati sono estremamente eterogenei per popolazione considerata, per livelli basali di 25(OH)D, per entità della supplementazione e per la modalità (quotidiana piuttosto che a boli) con cui è stata somministrata.
L’attenzione circa l’effetto della supplementazione con colecalciferolo sulle cellule immunitarie e sulle citochine infiammatorie è stata sicuramente riaccesa dalla pubblicazione lo scorso anno dello studio VITAL. In questo studio sono stati arruolati 25.571 soggetti, randomizzati all’assunzione per 5 anni di 2.000 UI di colecalciferolo al giorno (con o senza aggiunta di omega-3) rispetto a placebo, dimostrando una riduzione dell’incidenza di malattie autoimmuni, tra cui artrite reumatoide, polimialgia reumatica e psoriasi, del 22%.