Editoriale

Maurizio Rossini

Dipartimento di Medicina, Sezione di Reumatologia, Università di Verona

Cari Lettori, 

in questo numero torniamo a parlare di possibili effetti extra scheletrici della vitamina D, in ambiti tra l’altro completamente diversi: quello dermatologico e quello neurologico.

In due malattie infiammatorie cutanee, in particolare psoriasi e dermatite atopica, l’alterazione della barriera cutanea sembra giuocare un ruolo importante nella loro patogenesi. L’Autore, partendo dall’osservazione che la psoriasi migliora con l’esposizione ai raggi solari e che la cute, irradiata dal sole, sintetizza vitamina D aveva precedentemente condotto delle indagini sulla psoriasi evidenziando che la vitamina D, oltre le sue note funzioni, giuoca un ruolo sull’espressione di alcune delle proteine costituenti le Tight junctions (TJ), strutture fondamentali dell’“organo barriera”. Anche la dermatite atopica migliora con l’esposizione ai raggi solari e l’esposizione a fonti artificiali di raggi UV è considerata tra le possibili terapie di questa dermatosi. Per spiegare questo fenomeno sono state avanzate varie ipotesi: azione immunomodulatoria dei raggi UV che inducono apoptosi delle cellule infiammatorie, inibiscono le cellule di Langerhans e modificano la produzione di citochine oppure azione diretta dei raggi UV che riducono la colonizzazione dello Staphylococcus aureus, ma si poteva considerare anche l’effetto dell’esposizione ai raggi solari sulla sintesi di vitamina D. In questo numero l’Autore ci sintetizza i risultati di un suo recente lavoro che fornisce nuove evidenze sulla relazione tra polimorfismi del recettore della vitamina D, l’espressione delle proteine costituenti le TJ e alcune manifestazioni cliniche in pazienti adulti affetti da dermatite atopica.

È noto che la vitamina D è importante per il mantenimento della forza muscolare attraverso la sua azione sugli specifici recettori nel tessuto muscolare. I pazienti sottoposti a riabilitazione, specie in ambito neurologico e sia in regime di ricovero che ambulatoriale, sono una popolazione ad alto rischio incline a sviluppare un deficit di vitamina D e a manifestare le conseguenze di tale condizione. Nel secondo articolo di questo numero vengono presi in considerazione gli studi riguardanti l’efficacia della supplementazione con vitamina D in corso di riabilitazione dopo ictus cerebrale. L’Autore conclude che attualmente i risultati sono contradditori ma che le ricerche disponibili presentano molte limitazioni, tra cui soprattutto, come spesso avvenuto anche in altri ambiti di studio, la ridotta dimensione del campione, l’insufficiente durata del periodo di osservazione o la mancata valutazione preliminare dello stato vitaminico per la quale non si può escludere che siano stati inclusi pazienti non carenti. L’articolo, riassumendo i metodi indagati e i risultati sino a ora disponibili, fornisce informazioni utili per la pianificazione della supplementazione nel percorso riabilitativo di pazienti con ictus ischemico, anche se sono necessarie ulteriori ricerche per l’implementazione di queste conoscenze nella pratica clinica.

Nel recente rapporto OsMed relativo all’anno 2023 dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), nonostante la contrazione del consumo (DDD/1000 abitanti/die) e della spesa di circa il 15% rispetto all’anno precedente, la spesa a carico del Servizio Sanitario Nazionale per la vitamina D risulta di circa 200 milioni di euro/anno. Vi si afferma che i dati “confermano l’utilizzo di colecalciferolo e metaboliti per indicazioni extra-scheletriche per le quali gli RCT non hanno fornito prove di efficacia”. Vi si afferma inoltre che “la ricca letteratura riguardante l’utilizzo della vitamina D nel COVID-19 non ha dimostrato alcun beneficio”. Per entrambe queste affermazioni, come si può notare dalla selezione bibliografica della nostra rivista, mi pare che la letteratura in merito sia in realtà perlomeno contraddittoria. Nello stesso rapporto vi invito a osservare la curva nel consumo di vitamina D post nota 96 nel 2020, primo anno del COVID-19, il recupero negli anni successivi 2021 e 2022 e il successivo calo nell’anno post-COVID 2023. Nel citato rapporto OsMed è riportato inoltre che la vitamina D risulta al terzo posto tra le categorie terapeutiche di classe A acquistate privatamente dal cittadino con una spesa ulteriore pari a 76 milioni di euro (26% sul totale della spesa), in aumento rispetto all’anno precedente.

Cosa ne pensate?

Buona lettura… e Buon Anno

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