L’ictus ischemico causa un danno irreversibile dell’encefalo e costituisce una delle cause principali di disabilità e mortalità. In anni recenti la ricerca scientifica ha progressivamente documentato il ruolo della vitamina D (VitD) in un ampio range di funzioni dell’organismo, al di là del suo classico ruolo nella regolazione dell’omeostasi del calcio e del fosforo. In particolare, è stato dimostrato che l’ipovitaminosi D si associa a numerose patologie croniche comprese quelle cardiovascolari, muscolo-scheletriche, infettive, autoimmunitarie e oncologiche.
Bassi livelli di VitD sono di comune riscontro nei pazienti con patologie cardiovascolari quali l’ictus ischemico, l’infarto miocardico e l’ipertensione, e inoltre sono associati con un aumentato rischio per futuri eventi cardio- e cerebrovascolari. Studi epidemiologici hanno dimostrato che l’ipovitaminosi D è un fattore di rischio per l’ictus. I pazienti che hanno subito un ictus presentano un’elevata incidenza di ipovitaminosi D che potrebbe essere attribuita sia alla ridotta mobilità e diminuita esposizione alla luce solare, sia a un inadeguato apporto dietetico.