Negli ultimi anni i possibili molteplici effetti positivi (antineoplastici, cardioprotettivi, immunomodulanti ecc.) della vitamina D hanno suscitato crescente interesse e un incremento delle pubblicazioni scientifiche (e non) al riguardo, ma hanno anche sollevato perplessità sulla sua utilità nella prevenzione dell’osteoporosi, a seguito dei risultati discordanti presenti in letteratura, al di là dei ragionevoli dubbi sugli effetti extrascheletrici.
L’osteoporosi impatta pesantemente sul sistema sanitario: in Italia ne sono affette circa 3.5 milioni di donne e 1 milione di uomini, l’incidenza aumenta con l’età (il costante invecchiamento della popolazione comporta un incremento dei casi). A partire dai 50 anni cresce progressivamente l’incidenza delle fratture da fragilità, che diventa equiparabile a quella di ictus e carcinoma mammario. I costi annui riconducibili a tali fratture (gestione in acuto e disabilità a lungo termine) aumentano con l’invecchiamento della popolazione. È necessaria un’adeguata strategia di prevenzione, utilizzando al meglio le risorse.