Cari Colleghi,
Il timore espresso nel mio editoriale del 2° numero del 2019 della Rivista si è purtroppo dimostrato fondato e in assenza di un’occasione di dibattito con le Autorità Sanitarie sul bilancio costi/benefici della supplementazione con vitamina D e di un aggiornamento degli operatori sanitari su un suo uso più appropriato… ora rischiamo, secondo me, che molti pazienti non abbiano il giusto accesso al trattamento con vitamina D. Come sapete, infatti, di fronte all’esorbitante ed effettivamente ingiustificata spesa per la vitamina D in Italia, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) è recentemente ricorsa a una nota limitativa sulla prescrivibilità a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) di alcuni farmaci a base di vitamina D (colecalciferolo, calcifediolo nella formulazione in capsule, colecalciferolo/sali di calcio) con indicazione “prevenzione e trattamento della carenza di vitamina D” nell’adulto (nota 96, vedasi in questo numero e successiva integrazione).
Il contenuto della nota riconosce l’importanza della supplementazione di vitamina D in condizioni di carenza, in particolare per la salute muscolo-scheletrica, ma il testo si presta secondo me a incerte se non equivoche interpretazioni e lascia spazio a numerosi dubbi, nonostante i successivi chiarimenti pubblicati dalla stessa AIFA per gli operatori sanitari e i cittadini.
All’introduzione della nota conseguirà sicuramente una riduzione della spesa per la supplementazione di vitamina D a carico del SSN, ma non necessariamente attribuibile al miglioramento dell’appropriatezza d’uso, in quanto il testo si presta dal mio punto di vista a interpretazioni restrittive a scapito di pazienti che ne dovrebbero invece avere diritto e giovamento. I costi per il SSN potrebbero in realtà aumentare, in termini di diagnostica e soprattutto di mancata prevenzione.